Con il titolo del Convegno s’intende riferirsi – fra i tanti concetti introdotti da Liana, appunto le sue eredità plurali – alla teoria degli affetti e alla diffrazione, come dispositivo per fare utopia, di cui oggi abbiamo più che mai bisogno.
Ricordare Liana significa mettere in luce la sua inesauribile curiosità di conoscenza, la sua apertura a teorie di vari campi, il suo desiderio di farsi attraversare da saperi diversi e la sua generosità nel farli circolare.
Ma bisogna stare attent* al concetto di eredità. Il suo significato più profondo emerge solamente quando ci si pone nello spazio dell’innovazione. E’ un patrimonio denso della propria sostanza creativa. L’eredità non è qualcosa da sfruttare o da usare per creare altarini, ma significa invece esplorarne lo spazio, riflettere sul viaggio conoscitivo che essa consente.
Così rivisitare la figura della diffrazione, elaborata da Donna Haraway, nei termini di neomaterialismo femminista, può farci riflettere sul groviglio di scambi intra-relazionali fra umano e non-umano, sulla diffrazione delle temporalità e l’entanglement di qui e là, ora e allora.
Non si tratta di una proiezione fantascientifica sul nostro presente, quanto – sostiene Liana – di un modo per capire meglio la complessità delle storie eterogenee che producono i nostri corpi, e anche di un modo per rifigurare il mondo.
Karen Barad, basandosi su Donna Haraway, propone, in modo creativo e visionario, la pratica della diffrazione nel leggere/accostare, scene riconfigurate e intrecciate, per produrre qualcosa di nuovo. La diffrazione, intesa usando la fisica quantistica, non è solo una questione di interferenza, ma di tracce aggrovigliate di alterità: si può praticare leggendo libri l’uno attraverso l’altro, e riscrivendoli attraversando “confini disciplinari e modificando contestualmente testi diversi per aprirne il significato”.
Se, come ha scritto Virginia Woolf, “I libri sono la continuazione l’uno dell’altro, nonostante la nostra abitudine a giudicarli separatamente”, pensiamo a creare costellazioni di testi che si illuminano a vicenda producendo dialoghi incrociati anche quando i legami sembrano essere meno diretti, in modo che il femminismo con queste modalità diffrattive possa creare nuovi modi
di fare mondo.
Occorrono letture e pratiche che offrano resistenza critica a modi egemonici di essere e divenire attraverso processi affettivi. Ma di fronte all’immensa polifonia del mondo, del vivente, vi è amore e amare significa anche aver cura, ed è necessario lasciarsi sorprendere – Liana lo ha fatto e ci spinge a farlo – per ampliare la capacità di agire e di immaginare alternative per il futuro.
Possiamo anche dire che con questo lasciarsi sorprendere Liana ci avverte come occorre essere guardingh* verso i propri schemi mentali con i quali necessariamente esploriamo il mondo poiché questi possono facilmente diventare una prigione, norma schema ripetizione slogan.
Ci auguriamo che con questo incontro si creino quelle emozioni che si muovono tra corpi e segni e fanno delle cose, immaginano tasselli di futuro (Ahmed): “possiamo aiutare a porre domande alle domande” (Adrienne Rich).
Grazie alla collaborazione di Monica Farnetti, Pamela Marelli, Roberta Mazzanti.
Per informazioni barbarullim@gmail.com
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