Stralci di recensioni su Raccontarsi 2001-2007
2001 Scrive Maria Giovanna Onorati (Donne in viaggio 2001 on line):”Villa fiorelli con tutto quello che ha implicato in termini di condivisione, di spazi e strutture, di cooperazione, di improvvise sorellanze, di solidale disponibilità a condividere gioia e dolore, risa e lacrime. E’ un esempio che la via della mediazione è sempre possibile, che le differenze irriducibili non sempre sono il presupposto logico e inevitabile di conflitti insanabili o di integralismi, che fare interloquire donne di paesi e culture diverse è una necessità da perseguire con tenacia, che c’è una cultura della mediazione che si fonda sull’immediatezza della relazione e che si chiama pace”.
2002 “Mappe per nuovi progetti sociali” di Gisella Modica in Leggendaria34/35, ottobre 2002: “ Un laboratorio per imparare a potenziare le risorse di cui le donne sono portatrici e costruire ‘da donna per darsi il potere di agire da donna’ una comunità basata sullo scambio di informazioni, impegno, risorse. […]Creare una comunità di pratica interculturale, obiettivo del progetto, significa anche partecipare attivamente alla costruzione di nuove identità in un’ottica pacifista, oltre che antirazzista. Pertanto il tema della guerra ha attraversato tutte le sessioni da Maria Nadotti al teatro di Cora Herrendorf, da Lidia Campagnano a Maria Bacchi.” E Annarita Taronna (Il foglio del paese delle donne n.25/26 2002)aggiunge:” Scorrere di parole, sguardi di/su soggetti dis/locati, espropriati, de/ri-territorializzati. Racconti da terre di confine. Raccontar(si): luogo di trasmissione, comparazione, cooperazione e mediazione tra saperi, genti e culture. Per fortuna, io c’ero”.
2004 Leggendaria 49 marzo 2005, Renata Morresi “Post-scriptum”. “La molteplicità di discipline, dall’antropologia alla storia e di esperienze autobiografiche, su cui ci siamo ritrovate a discutere (e dovrei aggiungere piangere, infuriarci, ammutulire- perché la relazione non è una condizione edenica ma una negoziazione che può stordire e confondere) rende conto di uno sforzo comprensivo forse utopico un pensare che si tuffa nel disordine del mondo. In questo desiderio di immersione nelle discrepanze e nella discontinuità vedo lo stimolo per una pratica/poetica basata sui vari e multiformi movimenti del tendere e dell’avvicinarsi. E riappropriarci degli strumenti che ci servono: un agire pubblico e comune, un potere giusto a partecipato, un linguaggio condiviso e creativo”.
2005 “trasgredire i confini” di Francesca Bonsignori in Il foglio del paese delle donne, n. 16/2005. “Precarietà, una parola spinosa, densa di oscuri significati dettati dalle leggi di un mercato neoliberista che ci impone una libertà senza opzioni, che mercifica l’umano, che iscrive i significati del mondo in un orizzonte vuoto di senso, in cui i corpi contano nei limiti delle loro capacità riproduttive. Una parola opaca, ma l’opacità è porosa e permette alla luce di filtrare. Una luce che, nel trascorrere del laboratorio, è diventata più forte lasciando trasparire le altre significazioni, quelle che tramano la possibilità del cambiamento […] Da Prato traggo il nutrimento per cercare di pensare altrimenti la realtà che mi circonda, che mi può sorprendere a ogni istante.”
2005 “Da un sentire empatico a un sentire utopico” in Leggendaria n.54, febbraio 2006, scrive Eliana maestri:” Non è solo un laboratorio in cui si incontrano e/o si scontrano persone ed ideologie dalle culture e storie differenti eppure eguali. E’ il luogo e non-luogo per eccellenza in cui il privato diventa pubblico affinché l’empatia, l’affettività che unisce ed accomuna le/i partecipanti riesca a dare corpo e voce all’agency femminista, grazie alla quale l’Utopia può diventare un concetto tattile, percepibile e realizzabile.[…] Mai come a Villa Fiorelli mi è capitato di conoscere donne pronte a raccontarsi e a mettere in gioco la propria soggettività, intesa spesso non in senso individuale, ma collettivo, o per usare un’espressione di Butler, con/fuso quale precondizione dell’agire politico. Intorno a questi punti di forza, come una spirale, ruota Raccontarsi che esercita ogni anno attrazione, forza magnetica e scompenso e che ci fa ritornare con nostalgia e creatività ogni anno a fine agosto a Prato”.
2006 Leggendaria 60, gennaio 2007 “Figurazioni del sé” di Caterina Venturini. “il disegno realizzato da alcune fiorelle – con una donna che al posto della testa ha intere costellazioni e affonda piedi simili a radici-rizomi a rompere un muro da cui escono fiori – è stato la figur/azione più convincente a rendere l’idea del laboratorio.[…] E gli oggetti, le metafore utilizzate nei vari campi (arte, letteratura, politica, geografia e altre ancora) si sono incarnate divenendo paradigmi in progress dell’ordine simbolico.Si torna da Prato con un desiderio profondo di figurar-si in modo diverso, nell’essere e nell’agire. Si torna con la voglia di rimettersi al mondo”.
2007 Donne in viaggio n-70 on line: Alessandra Marino scrive:” Gli intensi momenti di dibattito e di confronto tra diverse posizioni ideologiche, in un clima aperto e stimolante, hanno favorito il costituirsi di una comunità intellettuale eterogenea e diversificata. Così il laboratorio, oltre ad essere un momento di crescita personale, è stato il tempo in cui, attraverso la ritualità del dono e la condivisione, si è costruito un ‘noi’ come gruppo di Fiorelle. Mi piace considerare il seminario come una piattaforma mobile o uno stazionamento, privo tuttavia di qualsiasi immobilismo, all’interno del mio percorso di formazione”. E Federica Turco aggiunge (leggendaria 2007 “Quando si diventa Fiorelle”): “Ecco cosa vuol dire diventare ‘Fiorelle?: vuol dire scoprirsi aperte, pronte ad assorbire saperi, emozioni, suggestioni e soprattutto saper condividere tutto questo con gli altri/le altre in un incessante e vorticoso scambio che coinvolge il corpo e la mente. È un percorso in continuo cambiamento”.